3.08.2012

La rivoluzione, negativa, nel settore dei servizi

La parola servizio, ovvero il prestare la propria opera alle dipendenze di altri o prestazione fornita da enti pubblici o privati per soddisfare a un pubblico bisogno, deve aver cambiato accezione silenziosamente e inesorabilmente: partendo dai servizi basici come quello dei trasporti, della sanità, dell'istruzione e arrivando a quelli "superflui" forniti dai privati come la palestra, sembra che nulla funzioni.
Sarà la grande città, sarà che l'educazione è fuori moda, ma solo per sapere i prezzi di un abbonamento in palestra ho dovuto aspettare più di 20 minuti in piedi nell'androne del centro sportivo, con la receptionist che mi dileggiava dicendo di non conoscere i prezzi, mentre davanti a me altri clienti pagavano; finalmente la segretaria è libera di servirmi e inizia uno sproloquio in cui pretende di essere interessata alla mia vita per farsi perdonare dell'attesa infinita. Ben certa di che tipo di servizio volevo, chiedo direttamente che tipi di abbonamento per che prezzi avevano, per sentire lei vagheggiare nuovamente e, dopo un giro per la struttura, nel suo ufficio finalmente mi ragguaglia sui costi di 3, 6 e 12 mesi nonostante le avessi detto già che mi interessavano solo 3 mesi di iscrizione..
Stessa scena nella palestra successiva, dove un'altra volta mi chiedono informazioni personali e numero di telefono, solo per essere andata ad informarsi sui prezzi degli abbonamenti.
"Sarà solo un caso, non può essere che qui tutto non funzioni" penso, illudendomi: a Tiburtina Trenitalia si è scordata di mettere cartelli per indicare l'uscita se prendi le scale mobili e non ci sono indicazioni di come uscire dal labirinto della parte nuova della stazione, a meno che il viaggiatore, con tanta pazienza,  salga le scale con la valigia sotto braccio, dato che l'ascensore è praticamente non segnalato e utilizzato come gabinetto pubblico, oltre che accessibile solo dall'uscita all'aperto a livello dei binari.
Adesso la Grecia non sembra tanto lontana...

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